Million dollar baby

 Giovanni De Marchi           Paola Premoli     

 

titolo originale: Million dollar baby

di Clint Eastwood, con Clint Eastwood, Hilary Swank, Morgan Freeman – drammatico – USA- 2004 – 125’

Visto da lui. Il film del momento, quello di cui non si può parlar male, né da destra né da sinistra; il capolavoro dell'anno, a sentire critici di ogni estrazione: proprio per questo – e per l'entusiasmo con cui eravamo entrati in sala - merita qualche riga più del solito. La trama ruota intorno a un vecchio allenatore di boxe (Eastwood) che si trova tra i piedi una trentenne desiderosa di averlo come trainer: e proprio lui, maschilista all'antica in rotta con la figlia (che non risponde da anni alle sue lettere), si trova catapultato nel mondo della boxe femminile, avendo tra le mani la prima occasione della sua vita per arrivare a un titolo. Senonché, per una scorrettezza dell'avversaria nel match decisivo, la ragazza finisce tragicamente paralizzata in un letto d'ospedale. Dilemma della seconda parte del film: accogliere o no la sua richiesta di eutanasia? Un sacerdote – cattolico, un po' macchiettistico – lo diffida dall'assecondarla, ma il vecchio Clint alla fine cederà, per trovarsi a vagare per il mondo tra angosce e disperazione. Dicevamo: un film con due gravi colpe: la prima è quella di occuparsi di uno sport – la boxe femminile - di scarsissimo interesse. Lo fa con scarse possibilità di trasmettere pathos, anche se con discreto mestiere, come si conviene a un regista ormai navigato, tra atmosfere cupe e decadenti, caratteri ben delineati (su tutti l'aiutante di Eastwood, il superlativo Morgan Freeman, voce narrante della vicenda) e ottimi attori. Il secondo difetto è più grave, perché ideologicamente malsano: un approccio all'eutanasia in fondo assolutorio, che rinchiude il problema nella coscienza di chi stacca la spina (!), senza preoccuparsi della richiesta d'aiuto – vero, concreto – di chi la subisce e senza offrire alternative e vie d'uscita, e anzi dipingendo la "dolce (?) morte" come l'unico gesto d'amore possibile. Il tutto, senza peraltro riuscire ad andare aldilà di alcune schematiche e superficiali caratterizzazioni della tragica vicenda, e trascinando l'ultima mezz'ora del film in fiumi di lacrime ed estenuanti quanto stucchevoli faccia a faccia zeppi di sospiri e singhiozzi, spacciati per gravi problemi di coscienza che dovrebbero giustificare la drammatica conclusione. Dal punto di vista ideologico, più che cinematografico, non sorprendono le sette candidature all'Oscar, come non sorprenderanno le statuine che effettivamente vincerà. Peccato, Clint: stavolta ci hai deluso. (Giovanni De Marchi)


Visto da lei. Se siete sensibili a sangue e ospedali, guarderete a intermittenza la prima parte, violenta e raccapricciante anzichenò, uscirete dalla sala prima della fine della seconda, angosciante e senza speranza. Non ha senso andare a vederlo, a meno che non vogliate rovinarvi la serata. (Paola Premoli)

 

 

 

   

   

  

Violenza
Tensione
Umorismo
Dialoghi
Volgari
Nudità
Sesso esplicito
Comportam.
diseducativi
 Possibilità
discussione
Età consigliata

violenza ** tensione - umorismo - dialoghi volgari * nudità/sesso esplicito - comportam. diseducativi *** possibilità discussione ** età consigliata 18 VOTO 4