Inside Out

 Giovanni De Marchi                Giacomo De Marchi     

titolo originale: Inside Out

di Pete Docter, con Mindy Kaling, Bill Hader, Amy Poehler, Phyllis Smith, Lewis Black - Animazione - USA – 2015 - 94'

In breve: Un film assolutamente geniale, questo ennesimo cartoon della Pixar. Dopo aver analizzato, nel corso degli anni, che cosa accadrebbe se i giocattoli avessero emozioni (Toy Story),, se le auto avessero emozioni (Cars), se i pesci avessero emozioni (Nemo), se i topi avessero emozioni (Ratatouille), se i robot avessero emozioni (Wall E), adesso la prova più ardua: e se le emozioni stesse avessero emozioni? Da qui parte un gioioso viaggio nella testa della piccola protagonista, con l’avvicendamento delle personificazioni di Gioia, Paura, Rabbia, Disgusto. Meglio non togliere la sorpresa svelando le trovate del film (su tutte abbiamo apprezzato i minuti sul “pensiero astratto”, raffigurati attraverso l’arte astratta del 20° Secolo). Bisogna però prendere atto che il gioco è molto cerebrale e, raccontando soprattutto emozioni, nei fatti è stato apprezzato dal pubblico adulto e, quanto ai ragazzini, più dalle femmine che dai maschi. Qualche lieve lungaggine nella parte centrale non tolgono meriti a un piccolo gioiello. (Giovanni De Marchi)

Più nel dettaglio: Riley è una ragazzina dodicenne che si trova ad affrontare un trasloco dal freddo, periferico, ma familiare Minnesota verso la solare, ma ignota metropoli di San Francisco. Nella sua mente le cinque Emozioni – Gioia (l’Emozione prevalente), Rabbia, Tristezza, Paura e Disgusto – sono all’opera per districarla tra i vestiti da indossare il primo giorno di scuola, il timore per il futuro incerto del lavoro del padre, l’ansia per le amicizie lasciate indietro e una casa nuova affatto deludente. In seguito a un incidente, Gioia e Tristezza vengono risucchiate nei meandri della Memoria a Lungo Termine con i sei Ricordi Base, senza i quali la personalità di Riley rischia di essere annullata. Con il controllo totale del Quartier Generale della mente nelle mani inesperte di Rabbia, Paura e Disgusto, le due emozioni smarrite dovranno ingaggiare una corsa contro il tempo per tornare ai propri posti prima che avvenga l’irreparabile e che la ragazza si riduca a un impersonale guscio vuoto incapace di qualsiasi emozione. Fin dalla pubblicazione online del primo trailer (ottobre 2014), Inside Out ha destato moltissima curiosità e aspettativa, che si sono riflesse negli incassi grazie a cui è giunto in vetta alle classifiche dell’anno (film d’animazione più visto e terzo film in assoluto in USA dopo Jurassic World e The Avengers – Age of Ultron). Anche tralasciando l’altissimo livello di qualità grafica - a cui ormai siamo stati abituati da oltre vent’anni di film di animazione Pixar (e non solo) -, svariati elementi rendono questo lungometraggio un capolavoro: la sceneggiatura espone un formidabile intreccio tra le azioni delle Emozioni e le relative reazioni esteriori (e viceversa). La trama principale è strettamente legata a una sottotrama in cui viene effettuata un’analisi dell’interiorità umana sbalorditivamente profonda e accurata, analisi basata su innumerevoli studi e testi psicologici, che in parte emerge nel modo in cui sono stati rappresentati i luoghi della mente. Un aneddoto noto è che, quando gli autori stavano cercando di capire quante e quali fossero le emozioni fondamentali, era stato stilato - con la collaborazione di numerosi esperti - un lungo elenco (si dice fino a 27). Per esigenze tecniche e narrative, vi era la necessità di limitarle. È stato quindi deciso di riassumere in Gioia buona parte delle emozioni positive (per questo motivo e per il suo essere “a tutto tondo”, è l’unica emozione non monocromatica) e di tenerne solo altre 4, le più differenti e versatili possibili, ognuna rappresentata con un colore e una forma precisi attentamente studiati. Da questo film si possono trarre svariati messaggi, che però non sempre sono alla portata dei più piccoli, anche per la volontà degli autori di rivolgersi per una volta a un pubblico più maturo (motivo per cui lo consigliamo a un pubblico >14). Da buon film Pixar, sono esplicitamente presenti le tematiche dell’amicizia e della famiglia, considerate secondo un nuovo e attuale punto di vista che fa molto riflettere. Tuttavia, come dicevamo poco sopra, sono presenti anche messaggi più impliciti, profondi, accurati e originali (ad esempio le relazioni tra le emozioni stesse e tra le emozioni e il nostro agire) che non approfondiamo qui per timore di rovinarvi la visione. Forse può essere eccessivo considerarlo il miglior Pixar di sempre, ma merita senza dubbio di entrare nella top5. Consigliato assolutamente. (Giacomo De Marchi)


 

 

  

Violenza
Tensione
Umorismo
Dialoghi
Volgari
Nudità
Sesso esplicito
Comportam.
diseducativi
Possibilità
discussione
Età consigliata


violenza - tensione - umorismo *** dialoghi volgari - nudità/sesso esplicito - comportamenti diseducativi - possibilità discussione ** età consigliata 14 VOTO 8 VOTO 9